La masseria da ieri ad oggi!


 

La masseria da ieri ad oggi

 

Le masserie sono l’emblema della civiltà contadina. I complessi masserizi nascono essenzialmente dalla necessità di assicurare una migliore cura e amministrazione di grandi appezzamenti di terra.

La masseria si divide in due parti: l’abitazione del signore, o del massaro e le pertinenze secondarie, dove trovano spazio gli alloggi dei contadini e la zona lavorativa.

 Si ritiene che il fenomeno “masseria” nella zona della Murgia e dei Trulli, risalga all’epoca della conquista longobarda. Questi ultimi favorirono l’aggregazione dei pastori in gruppi più numerosi che si stanziarono sia nelle masserie, che nei casali.

 Sin dai primi decenni del XIII secolo il principale centro di produzione è la masseria. In passato la massa indicava il grande latifondo laico o ecclesiastico, suddivisibile in torri dette masserie, affidate in gestione ai massari. Ogni mastro massaro visitava periodicamente le masserie della zona di sua competenza, verificando l'attività del massarium, responsabile della singola masseria e, del relativo organico di manodopera fissa o stagionale, servile o salaria, generica o specializzata. Ogni anno annotava su appositi registri la quantità di raccolto e quella degli animali disponibili, indagava sugli eventuali cali di produzione e ricercava le cause, sui furti di prodotti, strumenti e bestiame, sulla correttezza del comportamento del massaro e controllava che gli edifici masseriali venissero riparati in caso di necessità.

 La masseria federiciana vuol essere un'azienda onniproduttiva, in cui deve essere praticata indistintamente ogni sorta di coltura e il cui prodotto deve valere sia per l'autoconsumo della corte, che per il grande mercato e l'esportazione.  Le disposizioni federiciane però, risultano inapplicabili, sganciate da un rapporto reale con il paesaggio agrario, con la natura del territorio e con le sue tradizioni produttive. Nel luglio 1238, Federico II si era lamentato per la “negligenza” dei coltivatori, che seminavano poco e male e non utilizzavano al meglio i buoi aratori; la loro “pigrizia” causava seri danni all’agricoltura e alle casse del fisco, perché “da scarso seme non poteva aversi che scarso raccolto”.

 A partire dal Duecento con il termine masserie vengono chiamatele aziende rurali di vario tipo, sia piccole che grandi, che possono avere forme di proprietà e gestione differenti.

 Con Federico II nasce un sistema di aziende produttive dislocate su tutto territorio riservato al sovrano. Sono le masserie regie, masserie di stato, centro di organizzazione del lavoro agro-pastorale, una delle tessere fondamentali del progetto di valorizzazione dei beni demanio regio. Ne fanno parte sia le aziende attivate dal sovrano, sia quelle inserite nel demanio a vario titolo o perché proprietà di privati senza eredi o, sequestrate a ribelli. Per questo sono dislocate un po' dappertutto “a macchie di leopardo”. Le masserie regie sveve si concentrano in misura maggiore nei territori a più alto e costante tasso di produzione cerealico- pastorale, soprattutto in Sicilia e la Puglia.

 Anche se considerata sulla carta come azienda policulturale, la masseria federiciana continuava a caratterizzarsi come azienda monocolturale a indirizzo prevalentemente cerealicolo, quasi certamente ad opera o sul modello dell’esperienza cistercense.

 Successivamente, la politica territoriale degli Angioini di Taranto concesse il possesso e l’utilizzo delle terre a tutti i cittadini come bene universale. Non essendoci regole che chiarissero l’utilizzo delle terre comuni, alcuni cittadini iniziarono ad usurpare i campi esercitando il dominio e il possesso dei terreni; solo nel 1807 fu istituito il Catasto che legittimò di fatto la proprietà dei territori usurpati.

 Durante il XVI e il XVIII secolo la Spagna, per approvvigionarsi dei cereali, concedeva la licenza di ripopolamento ai nobili del Regno delle Due Sicilie di vaste aree che, negli anni precedenti, erano state abbandonate ed incolte. Durante questo periodo si  fondano dei villaggi nelle vicinanze delle costruzioni originarie.

 Nel secolo scorso, dopo le guerre, ci fu il cambiamento determinante per la vita delle masserie e dei contadini che ci vivevano. Con la Riforma Agraria le terre furono divise e ci fu una redistribuzione della proprietà delle terre coltivabili attraverso un'espropriazione forzata, che l'amministrazione compì nei confronti dei beni posseduti da grandi proprietari e una successiva redistribuzione gratuita, o a prezzo agevolato, in favore dei coltivatori privi di proprietà. Molte masserie furono abbandonate e andarono in decadenza, altre furono adibite a diversi usi e, modificandone destinazione e struttura, persero il carattere originario.

 Un patrimonio culturale che lentamente fu lasciato morire, senza considerare la ricchezza che si andava a perdere. Fortunatamente, alcune di queste strutture, così ben congegniate, hanno resistito al passare del tempo e al cambiare delle abitudini ed oggi possono ancora testimoniare il lavoro, i sacrifici e le passioni dei contadini di un tempo, nemmeno troppo lontano.

 A partire dagli anni novanta del Novecento si è diffuso il recupero di alcune di queste masserie storiche che vengono ristrutturate per adibirle ad agriturismi e a Bed & breakfast.

Sitografia:

 

 

Bibliografia:

 

  • R. Licinio, Masserie medievali: masserie, massari e carestie da Federico II alla dogana delle pecore, presentazione di C.D. Fonseca, ivi 1998.

 

PRODOTTO DA: RUTIGLIANO ALESSANDRO, ROCCOTELLO FEDERICO PIO, SECCIA MICHELE

 

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