Mangiare può diventare un gesto ecologico! Ecco 10 suggerimenti per un’alimentazione a minore impatto ambientale
Il riscaldamento globale, la desertificazione e la perdita di biodiversità sono solo alcuni dei cambiamenti che il Pianeta sta subendo principalmente a causa
delle attività dell’uomo.
Tra le tante attività che contribuiscono a questi cambiamenti, grande responsabilità è da attribuire anche a come si produce e si consuma il cibo. Per
tutti gli esseri viventi il cibo è necessario per vivere, ma la qualità, la quantità e la tipologia di questo cibo possono influire molto sullo stato di salute, sia nostro sia
dell’ambiente.
Questo significa che è necessario scegliere ogni giorno un’alimentazione che sia sostenibile per il nostro pianeta e fonte di benessere per gli individui, sempre più affetti da malattie legate a una cattiva o eccessiva alimentazione.
Acquistare locale vuol dire privilegiare la filiera corta, cioè ridurre i passaggi tra i produttori e i consumatori, eliminando gli intermediari, con vantaggi di riduzione degli impatti ambientali, di sostegno agli agricoltori italiani e riduzione della spesa settimanale. La filiera italiana è il prodotto alimentare le cui materie prime derivano dall’agricoltura italiana e il cui processo di trasformazione avviene totalmente nel nostro Paese. È, infatti, evidente come più lungo sia il viaggio effettuato da un alimento, maggiori siano l’inquinamento, i consumi di energia e le emissioni di gas serra associate. Per esempio, per la loro stessa natura i frutti tropicali (tra cui le banane) per arrivare nei nostri carrelli riciedono in primis il trasporto ma anche molto packaging e un processo di conservazione. Ciò ha un prezzo, prima di tutto, ambientale. Cerca di orientare quanto più possibile le tue scelte verso le varietà di frutta e verdura italiane e prodotte nella tua zona. Sotto la spinta dell’aumento della produttività e dei profitti negli ultimi decenniil patrimonio genetico delle specie animali e vegetali domestiche (l’agrobiodiversità) si è notevolmente ridotto, determinando la selezione di un numero limitato di varietà di piante e di razze animali tutte caratterizzate da un elevato rendimento e traducendosi in un grave impoverimento. Tale impoverimento determina anche la perdita della capacità di adattamento delle specie alimentari ai cambiamenti ambientali in atto. In quest’ottica riscoprire colture di nicchia, prodotti locali per i quali la distribuzione non si sviluppa su grande scala, rappresenta una scelta importante per la salvaguardia dell’ambiente e del gusto.
4 buoni motivi per acquistare "locale":
1) PREDILIGI il pesce pescato, rispetto a quello di acquacoltura;
2) SCEGLI specie non in pericolo di estinzione;
3) RISPETTA la regola della taglia legale di vendita delle specie;
4) DAI LA PRECEDENZA al pescato locale, diversificando le specie;
5) CONSIDERA la stagionalità delle specie.
Le risorse ittiche non sono illimitate. Nel Mediterraneo il 96% degli stock ittici di acque profonde è sovra sfruttato, così come il
71% delle specie di mare aperto (come sardine e acciughe). Sulle tavole dei consumatori italiani arriva però pesce da tutto il mondo. Nessuno si chiede da dove vengano sogliole, scorfani
o rane pescatrici. In Italia quasi nessuno mangerebbe una specie terrestre a rischio d’estinzione, mentre spesso questo avviene quando si consuma del pesce come il baccalà o l’anguilla. Delle
oltre 700 specie marine commestibili presenti nel Mediterraneo solo il 10% circa è commercializzato. La conseguenza di questa "ignoranza" è un sovrasfruttamento degli stock delle specie più
conosciute (come alici, nasello, merluzzo, pesce spada, sgombro, sogliole), che tendono col tempo a scarseggiare nei nostri mari. Eppure in tutta Italia tante sono le ricette tradizionali da nord
a sud che si basano su pesci meno noti, spesso denominati “poveri” (invece molto ricchi di sapore e di grassi essenziali - tra cui gli Omega 3 - ritenuti ottimi agenti di prevenzione delle
malattie del sistema cardiocircolatorio). È fondamentale di conseguenza diffondere il concetto di stagionalità del pescato, che consente di comprare, in certi periodi dell’anno, il pesce in
periodi opportuni per gli stock e a prezzi migliori, promuovendo così anche la pesca locale. Questo perché abbiamo pescato e stiamo pescando più di quanto le popolazioni ittiche siano in grado di
riprodursi
La dimensione dello spreco ha numeri inaccettabili: 1/3 della produzione mondiale non raggiunge i nostri stomaci, ovvero 1 miliardo e 600 milioni di tonnellate di alimenti viene gettato di cui l’80% è ancora buono. Oltre alle ripercussioni etiche, un cibo che non nutre nessuno è anche dannoso: l’acqua necessaria per produrre il cibo che si spreca a livello mondiale è di 250 miliardi di litri (il consumo di New York nei prossimi 120 anni), si sprecano 1,4 miliardi di ettari di suolo (si sfrutta inutilmente ossia il 30% della superficie agricola), si immettono nell’atmosfera 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, (la terza fonte di emissione dopo la Cina e gli USA). In Italia, lo spreco di cibo ha numeri altrettanto impressionanti: vale complessivamente 8,1 miliardi di euro l'anno, ovvero 6,5 euro settimanali a famiglia e 630 grammi di cibo buttati ogni settimana. Annessa a questi sprechi c’è anche tanta natura che viene sprecata con essi. Il principale motivo di questo spreco è la disattenzione: si acquistano quantità maggiori del necessario e non si conservano correttamente. Per ridurre gli sprechi in casa è buona norma preparare una lista della spesa e attenersi ad essa, controllando le date di scadenza al momento d’acquisto e riponendo gli alimenti in frigo massimo un’ora dopo. Accertarsi del buon funzionamento del frigo, controllando le guarnizioni e la temperatura (l’ideale è tra 4-5°C), favorisce la buona conservazione degli alimenti: c’è inoltre un ripiano giusto per ogni alimento, è importante controllare sul manuale! Fai ruotare i cibi nel frigo: porta avanti quelli più vicini alla scadenza e indietro i più freschi. Al momento di cucinare, fai attenzione alle quantità. Servi poi porzioni contenute perché si può sempre fare il bis! Conserva gli avanzi in frigo in contenitori idonei e ricorda di riscaldarli bene prima di servirli.
L’agricoltura biologica (definita nel Regolamento CE n. 834/07) è un sistema integrato di produzione agricola, sia vegetale sia animale, che non solo consente di disporre di cibi più sani e saporiti ma cerca al contempo di ridurre il più possibile l’impatto ambientale delle attività produttive, basandosi sul rispetto dei processi ecologici, delle risorse (in primis suolo e acqua) e della biodiversità ed eliminando l’uso di sostanze chimiche di sintesi (come concimi, diserbanti, insetticidi, pesticidi, antibiotici). L'agricoltura biologica, proibendo l’uso di fertilizzanti e i pesticidi chimici per le piante, così come antibiotici e ormoni per gli animali, riduce significativamente il rischio di contaminazione dei corsi d’acqua e di bioaccumulo di sostanze tossiche nella rete alimentare. I sistemi di allevamento biologici devono soddisfare i bisogni etologici e fisiologici degli animali creando ambienti più adatti alle specie animali con giacigli e stalle adeguate, divieto di stabulazione fissa, accesso all'aria aperta, cibo che rispetti il loro fabbisogno con prodotti vegetali ottenuti anch'essi con metodo di produzione biologico, coltivati di preferenza nella stessa azienda o nel comprensorio in cui l'azienda ricade. Si privilegiano inoltre varietà locali di piante e razze autoctone di animali (proibendo l'uso di organismi geneticamente modificati), preservando così la diversità genetica delle specie addomesticate, permettendo anche alle specie selvatiche di integrarsi alle pratiche agricole e contribuendo così alla conservazione degli habitat e delle specie selvatiche.
Oltre a riciclare quello che avanza in cucina, anche l’uso corretto dei fornelli può aiutare a non “bruciare” risorse! Quando usi il forno, puoi decidere di mettere a cuocere più teglie insieme, cercando di evitare di aprire in continuazione il forno. Puoi, inoltre, spegnere qualche minuto prima dell’avvenuta cottura, ultimandola con il calore residuo. Un’altra potenziale forma di risparmio è legata all’uso del coperchio capace di ridurre i tempi di cottura e l’energia utilizzata. In questo la pentola a pressione è maestra: dimezza i tempi ed è ottima per soprattutto per cibi che vanno lessati, stufati o cotti al vapore. Occhio alla fiamma: è importante scegliere pentole e fornelli proporzionati tra di loro, infatti solo il calore che raggiunge il fondo della pentola è utile alla cottura…se la fiamma va oltre i bordi spreca energia e brucia i manici! Anche la scelta del recipiente in cui cucinare è importante: i recipienti in rame e alluminio, ad esempio, possono essere dannosi per la salute perché durante la cottura rilasciano sostanze pericolose. Stesso discorso vale per le pentole in coccio e terracotta rivestite spesso da smalti e colori tossici, come il piombo, usati per dare maggiore brillantezza ai colori. Attenzione anche alle pentole antiaderenti: al momento dell’acquisto controlliamo sull’etichetta che non contengano PFOA, acido perfluoroottanoico, la cui tossicità è ormai ampiamente dimostrata. In alternativa sono stati fabbricati pentole antiaderenti in ceramica, ma alcuni processi produttivi impiegano sostanze inquinanti o smalti non completamente atossici. L’acciaio inox è un materiale particolarmente inerte, atossico e adatto praticamente ad ogni tipo di cottura. È necessaria semplicemente un po’ di attenzione per evitare che i cibi si attacchino al fondo, ma la salute ci guadagna! Un altro materiale sicuro è il vetro Pirex ottimo per cucinare in forno.